Lo Stazzo in Gallura: un patrimonio da preservare e valorizzare in chiave turistica

Lo Stazzo in Gallura: un patrimonio da preservare e valorizzare in chiave turistica

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Chiudi gli occhi e immagina di trovarti in un luogo magico e straordinario, attorniato da antichi custodi di una storia millenaria, ricca di fascino, eventi e racconti che si snodano nel corso del tempo, dove natura e tradizione si fondono per offrirti momenti di autentica bellezza e serenità. Scopri cosa rappresenta lo Stazzo in Gallura: incantevoli dimore rurali da preservare e valorizzare al fine rendere la vacanza un’esperienza arricchente, oltre che indimenticabile.

“Lu Stazzu Gaddùresu”: un tesoro da preservare e da valorizzare

Per molti anni, lo Stazzo in Gallura è stato il cuore pulsante dell’attività agricola e pastorale. Non a caso il termine stazzo deriva dal latino “statio” (punto di sosta, dimora) e rappresenta sia l’azienda agricola che la casa dei signori o dei mezzadri; insomma, parliamo di un segno distintivo tipico della Gallura.
Queste tenute erano situate al di fuori delle mura della città e costituivano il centro della vita campestre. Da un punto di vista economico, chi ci abitava, viveva in modo autosufficiente, ossia producendo da sé tutto ciò di cui avevano bisogno per sopravvivere, dai beni di prima necessità (come la ceramica, i tessuti, la lana e gli utensili domestici) ai generi alimentari ( il grano, i legumi, gli ortaggi, la frutta, il latte, i formaggi e la carne). Ma non solo: gli antichi abitanti della Gallura vivevano nelle cosiddette cussorgie, antiche case di campagna caratterizzate da uno stile rustico e tradizionale. Ciascuna di essa, era associata ad una chiesa rurale, in quanto luogo di ritrovo e punto di riferimento per la comunità. Ai tempi, quando si parlava di “Chiesa”, ci si riferiva al villaggio, non al luogo di culto.

I primi passi della civiltà degli stazzi

Alla fine del XVII secolo, per via dei conflitti e delle tensioni sociali, molti pastori còrsi furono costretti a lasciare loro isola per trasferirsi in Gallura. In quello stesso periodo, è nato il gallurese, una variante del sardo fortemente influenzata dalla lingua còrsa. A tal proposito, sull’isola, sono ancora in uso diversi dialetti, come il cagliaritano, il logudorese e tanti altri ancora, ciascuno di essi caratterizzato da peculiarità specifiche.
Durante il XIX secolo, si assiste ad un notevole incremento delle dimore, per poi raggiungere il picco massimo intorno al 1850. Fino ad allora, le zone costiere erano considerate improduttive e poco abitabili, e per questo lasciati in eredità alle donne.
Difatti, alla fine del XVII secolo, tale pratica, divenne una sorta di “tendenza”.
Non a caso, si registrò un improvviso e significativo movimento migratorio che coinvolse principalmente le donne, dai villaggi alle città, dove la sicurezza era garantita.
Inoltre, al di fuori delle aree rurali, a cavallo tra le due guerre mondiali, si assistette alla formazione di nuovi paesi e di piccole comunità. Al termine di entrambi i conflitti, questi luoghi diventeranno il punto di arrivo per molti migranti.

Le meraviglie nascoste dello Stazzo in Gallura

Architettura

Il design della tenuta agricola era estremamente semplice e lineare, con stanze ben disposte lungo un corridoio centrale o un passaggio. I muri di pietra che circondavano la casa, erano particolarmente spessi, il tutto ultimato da un tetto a due spioventi.
In genere, lo Stazzo in Gallura misurava 6 m di larghezza e tra i 10 e i 12 m di lunghezza.
In origine, vi era un unico ambiente meglio conosciuto come “apposentu” che fungeva da cucina, camera da letto e postazione di lavoro.
Nel corso degli ultimi anni, il settore delle costruzioni ha subito una grande evoluzione, grazie alla quale è stato possibile ampliare gli spazi interni senza alterarne i volumi originali.
Le strutture bicellulari composte da due camere (di cui una aggiuntiva) contenenti un forno (“Lu Furru”) in alternativa al camino. Tale strumento, una volta costruito, veniva addossato alla parete della stanza principale.
Un elemento distintivo, tipico di questo insediamento rurale, è il tetto sostenuto da una particolare trave nota come “Traitólta” (ricavata dal legno d’ulivo o di ginepro) e ricoperto da uno speciale strato protettivo chiamato “La Catèna”. Quest’ultima era a sua volta costituita da:

  • Travi
  • Travicelli
  • Cannicci (struttura fatta di canne tenute insieme da fusti e foglie utilizzati come materiale da intreccio)
  • Terra (usata per fungere da isolante termoacustico, ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità dell’aria circostante)
  • Tegole

Interni

La vita negli stazzi era caratterizzata da un vero e proprio sistema sociale autarchico, all’interno del quale ogni membro della comunità aveva un ruolo ben preciso.
Le famiglie vivevano in piena autonomia grazie ai cibi ottenuti dai loro stessi terreni e dagli animali che allevavano. Oltre a questo, si dedicavamo alla produzione artigianale di pane fresco, tessuti fatti a mano e attrezzi necessari allo svolgimento delle attività quotidiane.
La cucina era il punto focale della casa, il cuore della vita domestica, un luogo spazioso, ma soprattutto ben equipaggiato grazie alla vasta gamma di utensili e al tavolo, entrambi utilizzati per preparare pietanze e mangiare in famiglia.

Aree esterne

Anche i dintorni dello stazzo avevano nominativi diversi a seconda di come erano collocati, ad esempio “Lu Pasturizzàli” stava ad indicare la parte rivolta verso sud (l’entrata della proprietà). La struttura, inoltre, era collegata alla “Cussogghja“, raggiungibile attraverso una strada molto trafficata.
L’ingresso dell’insediamento rurale, era adornato da un sentiero erboso circondato da piante fiorite e arbusti aromatici.
La sera, dietro l’abitazione, nel cortile retrostante (meglio conosciuto come”Lu Caponi”), gli anziani del posto si riunivano per trascorrere del tempo insieme e godere della reciproca compagnia.
Per non parlare poi de “La Strada”, una comoda seduta polifunzionale addossata alla parete esterna che fungeva sia da panca che da “scalino” per montare a cavallo.
Oltre a “Lu Pasturizzàli”, anche il giardino di “Lu Caponi” era verde e rigoglioso per via dell’ampia varietà di erbe aromatiche; ma non solo: disponeva di una struttura a pianta circolare o ovale utilizzata per pestare il sale grosso e di un mortaio per macinare le spezie.
Altro elemento importante presente in entrambi i luoghi era “Lu Pisatoggju”: un ingegnoso metodo di conservazione alimentare adottato prima della diffusione dei frigoriferi. Parliamo di una mensola fredda sulla quale appoggiare il contenitore del latte appena munto. Una volta fatto questo, a seconda dell’orario di mungitura, veniva lasciato sul ripiano in questione davanti o dietro alla casa; l’importante era conservarlo in luogo fresco e asciutto, lontano da fonti luminose e di calore per poi poterlo caseificare il giorno successivo!
Al termine dell’utilizzo, come di consueto, il recipiente veniva lavato e lasciato ad asciugare sulla rastrelliera, nota anche come “La Frestina”.

Attività negli Stazzi Galluresi

I terreni adiacenti alla casa erano destinati alla coltivazione (del grano, della frutta e degli ortaggi) e all’allevamento del bestiame, tant’è che durante il giorno gli animali erano rinchiusi all’interno di recinti, di sera invece, trovavano riparo in dei piccoli rifugi di pietra al riparo dal vento e dalle intemperie.
Oltre a ciò, la struttura comprendeva anche un magazzino per la conservazione del raccolto in attesa di essere utilizzato, dei silos dove riporre i cereali e un vigneto. La vendemmia, che di solito si teneva a settembre, era un momento di gioia e di convivialità durante il quale le donne preparavano i pasti, mentre gli uomini e i ragazzi raccoglievano e pigiavano l’uva. Lo stesso vale per l’olivicoltura: si utilizzava la pianta di lentisco, un arbusto sempre verde diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, utilizzato per produrre un olio aromatico perfetto per insaporire i piatti.
Per fortuna, questi insediamenti rurali, in quanto patrimonio storico-artistico della Sardegna, stanno recuperando il loro antico splendore grazie ai lavori di restauro conservativo.
Immersi nella bellezza della Gallura, i stazzi sono da considerare una perla da non lasciarsi sfuggire, un’opportunità unica per chi cerca una residenza unica nel suo genere!

Conclusione

Riassumendo, lo Stazzo in Gallura è un tesoro storico e culturale prezioso che merita di essere salvaguardato e promosso. Grazie alla rinnovata attenzione verso le tradizioni locali e al crescente interesse per il turismo sostenibile, questi insediamenti rurali stanno vivendo una nuova vita.

Queste antiche strutture oltre ad essere un simbolo, sono anche mete turistiche di grande valore in grado di arricchire il territorio e aumentarne la visibilità. Scopri gli stazzi proposti in vendita da Smeralda Real Estate, non solo un importante investimento immobiliare, ma un’esperienza unica per valorizzare queste proprietà esclusive intrise di fascino e tradizione.

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