La Sardegna è una terra antica con tante tradizioni secolari che hanno caratterizzano negli anni l’architettura rurale di tutta la regione. Vi è però una zona particolarmente ricca di meraviglie naturali e di un folklore unico al mondo: la Gallura. Una terra florida che si è sviluppata grazie a un’agricoltura fiorente e una civiltà forte e combattiva che ha saputo attraversare i secoli, lasciando a noi posteri un luogo di rara bellezza.
Già in passato, infatti, la Gallura era ricca di risorse naturali che attiravano tribù nomadi da tutto il Mediterraneo, motivo per cui molte rotte navali che avanzavano verso tale zona venivano definitivamente battute.
Ciononostante, la storia più avvincente della Gallura ha inizio nel XVII secolo a.C. quando alcune tribù si sono stanziate stabilmente, dando vita alla civiltà Nuragica con le sue costruzioni imponenti: necropoli, piccole città divenute ora area archeologica e tombe-monumenti che sono diventate patrimonio dell’umanità. Basti pensare ad Arzachena, dove si trova la Reggia Nuragica, le Tombe dei Giganti di Li Longhi e la necropoli Circoli di Li Muri insieme a Lu Brandali a Santa Teresa Gallura, un’affascinante e misteriosa area archeologica, ritornata in auge da qualche anno.
Ma non è tutto, dopo secoli di costruzione e consolidamento della propria cultura, la Sardegna inizia veri e propri rapporti commerciali con i Fenici nel X secolo a. C.. Come molti sanno, infatti, i Fenici erano commercianti abili nella navigazione e abitanti di un territorio molto ricco di risorse minerarie che amavano scambiare con i popoli vicini.
Per questo entrarono in contatto con la civiltà nuragica, accorgendosi delle enormi potenzialità della Gallura e dando vita a numerose colonie. Negli anni i fenici si integrarono perfettamente con la gente del posto, creando una vera e propria fusione che portò alla nascita della città di Olbia.
Fondazione di Olbia
Dalla storia della fondazione di Olbia si comprendono bene le ragioni per le quali questa terra è così particolare, radicata alle sue origini e spesso diversa nelle abitudini dal resto della penisola. I fenici, infatti, trasmisero ai sardi la loro religione, la scrittura e un’organizzazione sociale piuttosto solida.
Non solo, i fenici furono maestri nell’insegnamento delle tecniche di pesca e di produzione agricola, insegnarono ai galluresi le metodologie di navigazione che utilizzavano, trasformandolo in un popolo avanzato. Le tracce di questo lungo percorso di fusione sono visibili al Museo Archeologico di Olbia che possiede un patrimonio culturale regionale enorme.
È inutile dire che l’architettura fenicia ebbe una grossa rilevanza, tanto da aver condizionato anche la struttura urbana moderna, anche se l’impulso urbanistico maggiore arriva dall’Impero Romano.
Dominazione Romana
Verso l’anno 238 a. C., infatti, i Romani conquistarono la regione sarda rendendola un importante scalo marittimo per i loro viaggi militari e commerciali. Dal punto di vista architettonico, Roma ha lasciato tracce importanti in Gallura e ne sono esempio le cave antiche di granito che si trovano a Capo Testa a Santa Teresa Gallura, oltre all’acquedotto Sa Rughittula, realizzato tra il II e il III secolo d. C. a Olbia.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, la Sardegna fu divisa in quattro diversi regni: Arborea, Cagliari, Torres e la meravigliosa Gallura la cui capitale era Civita. In quell’occasione, la città fu costruita rispettando i dettami architettonici dei romani, con qualche piccolo dettaglio tipicamente medioevale.
Il legame con la Toscana
Per la sua bellezza, la posizione strategica e l’operosità degli abitanti, Civita divenne un’attrazione importante per il commercio marittimo, soprattutto per i navigatori toscani e liguri, che fecero della Gallura una zona portuale florida ed economicamente forte. Il legame con la Toscana divenne definitivo quando, nel 1296, la Gallura fu annessa alla città di Pisa che vi costruì diverse infrastrutture ancora oggi visitabili come il Castello di Pedres ubicato a Olbia.
Si tratta di una fortezza completamente in pietra che Pisa utilizzava per difendersi dagli aragonesi. Altri esempi di architettura di quel periodo sono il Palazzo di Baldu e il Castello di Balaiana, oltre alla basilica dedicata a Nostra Signora di Luogosanto che è divenuta oggi meta turistica e di pellegrinaggi. Questa situazione di dipendenza durò fino al 1297 quando fu costituito il Regno di Sardegna, durato fino all’Unità d’Italia, nel 1861.
Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri
Dopo l’Unità d’Italia la Gallura ha avuto una vera e propria parabola ascendente che le ha permesso di diventare uno dei luoghi più ambiti dal punto di vista naturalistico. Basti pensare che la Costa Smeralda, come la conosciamo oggi, è nata nel 1962 portando ogni anno milioni di turisti innamorati delle acque color smeraldo e del lusso che si respira.
Alcune industrie sono tutt’oggi presenti e molto competitive, come l’industria del sughero e quella del granito che hanno permesso alla Sardegna di diventare leader internazionali nel settore. Dal punto di vista architettonico, il novecento ha visto la costruzione di alcuni monumento come Palazzo Colonna a Olbia e il Museo Archeologico, come sopra menzionato.
La Gallura oggi: natura, tradizioni e architettura sostenibile
Chi arriva in Gallura per trascorrere le vacanze desidera godersi soprattutto il clima mite e il mare. Una leggera brezza di vento e le acque sempre cristalline lo rendono il luogo ideale per trovare pace e ristorare il corpo e la mente. Eppure negli ultimi anni la Gallura sta trovando molti riscontri anche dal punto di vista culturale: i turisti stanno riscoprendo i numerosi monumenti da visitare con particolare riguardo alle aree archeologiche.
L’intera Sardegna, ma soprattutto la Gallura, ha costruito negli anni un modello di turismo ecosostenibile che si impone di rispettare la natura, vera ricchezza dell’isola. La stessa architettura urbana è molto esigente e rispettosa delle strutture costruite nel passato e non è difficile per il turista trovare case, alberghi o altre tipologie di strutture ricettive che minimizzano l’impatto ambientale, sebbene siano di nuovissima costruzione.
Ovviamente per raggiungere tali obiettivi sono stati scelti architetti altamente specializzati che rispettano e amano i principi della sostenibilità, avendo come unico obiettivo il rispetto incondizionato della natura. Proprio per questo, quando si parla di Gallura, molti fanno riferimento alla sua avanguardia green che da anni la caratterizza e dal suo avere uno sguardo sempre avanti in fatto di architettura e urbanistica.
Per avere un’idea dell’attenzioni poste dalle amministrazioni, basti pensare che dal 1966, anno del boom turistico, le coste della Gallura sono state tutelate da vincoli paesaggisti che limitano l’urbanizzazione in modo massiccio. Più tardi la legge regionale numero 8 del 2004 ha reso ancora più stringenti i limiti per la realizzazione di costruzioni edili sulle coste galluresi. Nel 2007, infine, mettendo un sigillo alla politica ambientale sostenibile, il governatore Soru ha esteso tale tutela all’intera regione.
Si tratta di una filosofia ambientale a cui hanno aderito anche i politici successivi e che ha trovato il consenso di architetti e ingegneri, forti del sostegno delle amministrazioni e di abbondanti materiali pregiati adatti al design interno ed esterno che sono naturali e facilmente reperibili. Parliamo del legno, del granito e della pietra rosa, che permettono di realizzare strutture ricettive totalmente rispettose dell’ambiente circostante.
Anche le imprese edili si sono adeguate, predisponendo tecniche edilizie congrue all’obiettivo di sostenibilità e a basso impatto ambientale. Non solo, le aziende autorizzate alla costruzione di nuove strutture sono chiamate dalle politiche ambientali regionali a diminuire l’inquinamento visivo, utilizzando le tecnologie più innovative per ridurre al minimo i consumi pur garantendo massimo comfort ai residenti e ai turisti.
Il Grande Patriarca
Solo per fare un esempio dell’attenzione posta all’ambiente, parliamo degli antichi Olivastri, che da milioni di anni si trovano sulle colline del Lago di Liscia. Uno spettacolo maestoso che lascia ogni anno migliaia di turisti a bocca aperta: 600 metri quadrati di terreno ricco di fusti altissimi che raggiungono i 14 metri con una circonferenza di oltre 12 metri. Al centro dell’area si trova il Grande Patriarca, l’ulivo più vecchio al mondo dichiarato nel 1991 monumento naturale e inserito nell’elenco dei venti alberi secolari.
La Gallura è molto orgogliosa di questo sito, tanto da aver reso l’intera area, che comprende anche il Lago Liscia, un ambiente naturale protetto in cui è possibile fare un rilassante giro su un battello. Nel rispetto di questi valori, anche le agenzie turistiche e i tour operator si sono adeguati ai valori dell’ecosostenibilità e del rispetto dei vincoli architettonici, proponendo case vacanze confortevoli ma perfettamente contestualizzate, proprio come il lavoro svolto da Smeralda Real Estate, che da anni opera nel settore immobiliare turistico con grande successo e soddisfazione.
Lo Stazzo gallurese: esempio autentico di architettura rurale
Lu Stazzu Gaddùresu, come lo chiamano i locali, rappresenta un autentico esempio di architettura rurale sarda ancora oggi utilizzata. Si tratta dell’antica dimora dei grandi proprietari terrieri a cui era associato un appezzamento di terra che poteva anche superare i 300 ettari.
Possiamo dire che lo Stazzo è diventato negli anni il simbolo della Gallura e il segno distintivo del suo percorso socio-culturale, dal momento che è stato il centro della vita agro-pastorale per diversi secoli.
In alcune zone è possibile trovare interi agglomerati di Stazzi, che formano le Cussogghia, una vera e propria entità sociale e geografica nella quale gli abitanti sono uniti da legami di collaborazione e amicizia molto solidi, cementati da valori religiosi che le rendevano comunità dove vigeva pace e armonia. Infatti, ogni Cussogghia aveva una chiesa campestre di riferimento dove i membri della comunità si incontravano, tenendo i loro beni in comune.
La fondazione dei Cussogghia avvenne nel XVII secolo, quando gravi problemi politici causarono violente faide che costrinsero fiumi di pastori ad abbandonare i loro campi per stabilirsi in Gallura. Durante quegli anni si formò anche il dialetto locale, di cui ancora oggi restano tracce vivide e nel 1850 si registrano testimonianze secondo cui gli Stazzi trovarono massima espansione.
Con una struttura rurale molto semplice, lo Stazzo ha una pianta di forma rettangolare con interni che si sviluppano longitudinalmente. I volumi degli ambienti sono ben strutturati mentre i muri sono spessi e realizzati totalmente in granito. Il tetto, infine, è a doppio spiovente per attraversare anche gli inverni più freddi e mantenersi saldi nonostante i venti che soffiano.
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